I neologismi nella stampa italiana nelle pagine di politica e di cronache nella prima decade del terzo millennio e problemi di traduzione in arabo Studio morfosintattico-semantico

Rola Abd El Latif Abd El Magid Ibrahim;

Abstract


Ho fatto questa tesi spinta da una mia curiosità e da un mio desiderio di sapere di più della situazione attuale del lessico italiano e delle recenti innovazioni in atto in tale settore della lingua. Sono innovazioni che si possono collocare nell’ampio settore dei neologismi. In effetti, il neologismo è il protagonista dell’evoluzione linguistica ed è il mezzo fondamentale attraverso il quale la lingua si rinnova. Vari sono i fattori che hanno contribuito alla nascita di parole nuove e all’assegnazione a vecchie parole di nuovi significati. Negli ultimi decenni, l’inglese ha realizzato nella lingua italiana un successo prorompente, grazie agli scambi economici ed ai rapporti culturali. Con la rivoluzione tecnologica si sono affermate nuove fonti di lingua e nuove modalità di comunicazione. Operano nello stesso ambito l’evoluzione della società e delle condizioni di vita, le innovazioni sulla scena politica ed i nuovi eventi di ripercussione mondiale.

Nel primo capitolo ho raccolto i vari sottotipi di neologismi combinatori, suddividendoli in due punti principali: i neologismi ottenuti per derivazione e quelli ottenuti per composizione. Prima, pensavo che la derivazione consistesse solo nell’aggiunta di suffissi e prefissi, poi, approfonditami nello studio, ho scoperto che ogni modificazione della forma di ogni parola ha a che fare con il meccanismo della derivazione. Nell’ambito di quest’ultima, quindi, ho trattato, oltre all’aggiunta di affissi, gli accorciamenti, i deacronimici e l’adattamento delle parole straniere.

Quanto all’affissazione, ho notato che essa mostra grande vitalità nella proliferazione di parole nuove. L’aggiunta di suffissi e prefissi costituisce una soluzione plastica per l’arricchimento del lessico ed uno strumento a disposizione di ognuno. La suffissazione, però, è più usata della prefissazione, ciò risale al fatto che la prima, pur dando vita a derivati appartenenti ad una categoria grammaticale diversa da quella delle basi, non implica nessun cambiamento del significato della parola base, il che non è garantito dalla seconda. Il parlante, quindi, si trova più tranquillo al ricorrere ai suffissi senza rischiare di compromettere il significato.

Nello stesso ambito, un’altra osservazione potrebbe essere relativa alla maggior produttività del processo della suffissazione rispetto a quello della prefissazione, alla maggior numerosità, cioè, dei suffissati rispetto ai prefissati. Si prenda una parola pilota come Berlusconi e si confrontino il numero dei suffissati con quello dei prefissati, ai quali essa potrebbe dar vita: dalla suffissazione di Berlusconi si possono ottenere tanti derivati, come: Berlusconismo, Berlusconista, Berlusconite, Berlusconata, Berlusconiano, Berlusconizzare, Berlusconizzarsi, Berlusconizzato, Berlusconizzazione; mentre dal tentativo di prefissare Berlusconi, si possono risultare anti-Berlusconi, controberlusconizzare, postberlusconiano e sberlusconizzare. Si noti, pure, che gli ultimi tre neoformazioni si sono ottenute con l’aiuto di suffissi, dando luogo a formazioni parasintetiche.

In seguito all’apparizione di nuovi mezzi di comunicazione come l’internet ed i telefonini, è diventato insistente il bisogno di accorciare il più possibile il discorso. Una comunicazione rapida è pure uno dei requisiti della scrittura giornalistica. L’uso degli accorciamenti è riconducibile alla potenza, non solo tecnologica, della lingua e della cultura angloamericane. È vero che essi sono forme autoctone, ma, nel contempo, sono ispirati ad un modello angloamericano.

Quanto ai deacronimici si può dedurre che la trascrizione delle lettere delle sigle e degli acronimi è accettabile solo quando essi sono familiari al lettore perché sia in grado di riconoscerli e di scomporli, altrimenti si rischia l’ambiguità del discorso. Sulle pagine dei giornali sono largamente presenti esempi di conio di derivati da deacronimici, il che potrebbe essere un indizio dell’affermazione e dell’integrazione nel lessico italiano di tale modo innovativo di pronunciare e di scrivere sigle ed acronimi. Si può intravvedere pure il predominio della lingua inglese nell’affermarsi, nella lingua italiana, di deacronimici di sigle angloamericane nella loro forma originaria (aidiesse ed essemmesse).

Ancora nell’ambito del predominio della lingua e della cultura inglesi, opera in direzione opposta la larga presenza di neoformazioni coniate da basi straniere a partire dagli anni Novanta. L’italiano di oggi, difatti, sembra mostrare rivitalità nell’adattare foneticamente e morfologicamente i prestiti inglesi con mezzi autoctoni. Ho notato pure che il suffisso –are ha realizzato un successo senza precedenti nell’adattamento delle parole straniere, specialmente quelle provenienti dal linguaggio informatico.

Nell’ambito dei neologismi ottenuti per composizione, ho trattato quattro procedimenti compositivi che danno vita a coniazioni nuove: i confissi, i composti ibridi, i conglomerati e le parole macedonia.

Diversamente dagli affissi, ho notato che l’apparizione dei confissi come elemento di determinazione a sinistra (quale prefissoide) è molto più frequente del loro uso come secondo elemento di composizione (quale suffissoide).


Other data

Title I neologismi nella stampa italiana nelle pagine di politica e di cronache nella prima decade del terzo millennio e problemi di traduzione in arabo Studio morfosintattico-semantico
Other Titles الألفاظ والتراكيب الإيطالية المستحدثة في الصحافة السياسية والتحقيقات الصحفية في العقد الأول من الألفية الثالثة وإشكالية ترجمتها إلى اللغة العربية. دراسة صرفية- تركيبية- دلالية
Authors Rola Abd El Latif Abd El Magid Ibrahim
Issue Date 2015

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