L’amore come essenza dell’aspirazione all’”infinito” in L’innamorato della montagna o (Impressioni di viaggio) di Igino Ugo Tarchetti

Abstract

In questo lavoro si cerca la possibilità d’una realtà religiosa nella vita dei personaggi dello scrittore monferrino, e se si può coglierne la complicità in un gioco continuo tra vero e immaginario. La mia ricerca nasce, perciò, dalla volontà di rintracciare in quel suo passaggio ripetitivo dal familiare riconoscibile allo strano inquietante, e dall’incredibile estraneo al credibile comune attraverso un percorso d’iniziazione – viaggio – ritorno, l’ansia tormentosa di Tarchetti e dei suoi personaggi di sapere al di là delle cose, il rifiuto di ogni dogmatismo, la fede in quella propria religione «che mi sono creato da me stesso». A ben vedere, Tarchetti, mostrando uno slancio di fede che lo innalza a “Iddio” e un senso di «santificazione» che concede alla vita quotidiana, priva di valori e ideali e segnata da una decadenza morale, oppone una figura particolare di “Cristo” come «il grande amatore dell’umanità», avvertendo «un segreto di predilezione per parte della Provvidenza». L’innamorato della montagna, oggetto del presente studio, è un'opera che risponde intimamente alla disposizione spirituale ed alla sensibilità d’uno scrittore che cerca d’esprimere le incertezze d’uomini in disarmonia con la vita e le contraddizioni del loro essere.